La gloriosa Arcadia romana nell'Ottocento volse a precipitoso declino. Non era più quella cartesiana, educatrice di misura, né quella didascalica o scientifica. Era scaduta al ruolo di una avvizzita conventicola, sotto l'egida pontificia, produttrice di versi che non erano poesia ma che ad essa si sostituivano e ne mentivano l'apparenza: erano vuote rime di plauso alle "gesta" del papa-re o incensatrici del Tabernacolo. Pedanti eruditi e futili versaioli operavano, gratificati dal consenso di una oziosa e poco dotta udienza che offriva loro un convenzionale applauso "in falsetto". Questa anacronistica "pontificia accademia", offuscata dalla nuova cultura che prendeva piede nella Roma Capitale, negletta dai giovani scrittori, anziché crollare per decrepitezza, si rinnovò nel nuovo secolo e, come l'Araba fenice, rinacque dalle ceneri e attualmente vive e prospera.
18 cm, 86 pagine, 16 illustrazioni