Un più che doveroso recupero, questo di Giulio Cesare Santini (1880-1957), che intende reinserire nella tradizione poetica romanesca del primo Novecento una tessera mancante di notevole spessore poetico e umano: questa voce originale che, intrecciando “gioia e sospiro”, racconta dal vivo e senza retorica una Roma il cui passato lontano e il presente via via in atto si fondono in una visione di globale verità effettivamente vissuta. Seguendone libro dopo libro il progressivo affinarsi della personalità e fondando l’esame critico su un’ampia scelta antologica, il saggio intende rimediare al silenzio che - forse per disattenzione o superficialità, sicuramente per difficoltà di reperimento dei testi - non ha dato finora al poeta del Napoleone, dell’Omo Primitivo, delle liriche di Monta quassù che vedi Roma il giusto riconoscimento.